Comunicati stampa

Martina: perchè scendiamo in campo per un'agricoltura più equa
(16/05/2014)
La lettera del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina al quotidiano la Repubblica sulla Politica Agricola Comune
Caro direttore,
le scrivo per ringraziare Carlo Petrini per aver portato all'attenzione di tutti un tema decisivo ma poco conosciuto come la Politica agricola comune. Petrini ci chiede da che parte stiamo: non ho dubbi, la risposta è che stiamo lavorando per sostenere un modello agricolo che valorizzi al massimo chi fa realmente agricoltura. Non con promesse, ma con scelte precise.
Innanzitutto non daremo più contributi europei della Pac a banche, assicurazioni e società finanziarie, solo perché possiedono terreni. Perché lo facciamo? Per una più equa distribuzione delle risorse, consapevoli di quanto l'agricoltura sia irrinunciabile non solo per la nostra alimentazione, ma per la sostenibilità ambientale e territoriale, la biodiversità, la sicurezza degli alimenti stessi. Il nostro settore primario è il motore di un sistema agroalimentare che vale il 17% del Pil,lo dobbiamo sostenere e promuovere. La nuova Pac deve essere diversa dal passato, anche se la riforma non è quella che avremmo voluto. Vogliamo superare le distorsioni delle vecchie scelte fatte in Europa, per avere maggiore equità, senza perdere di vista l'obiettivo di sostenere il reddito di chi fa veramente agricoltura. È ora di cambiare passo. Usiamo la convergenza interna per superare le sperequazioni. Applicheremo una decurtazione dei pagamenti diretti per la parte d'importo eccedente i 150 mila euro rispetto al pagamento base. Siamo pronti a intervenire anche a favore delle zone svantaggiate e di quelle di montagna, dove l'agricoltura è davvero un bene pubblico. Per contrastare fenomeni speculativi pensiamo all'introduzione di limiti chilometrici tra le sedi delle aziende e i terreni interessati dai contributi, salvaguardando però le pratiche agricole tradizionali come la transumanza. Le aziende saranno chiamate a contribuire ancora di più alla salvaguardia dell'ambiente, con le misure sul greening alle quali è vincolato il 30% dei pagamenti diretti.
Un ultimo punto mi sta particolarmente a cuore: le azioni da mettere in campo per i giovani che da questa riforma devono poter ottenere molto di più di quanto è accaduto in passato. Appena il 3,4% degli agricoltori italiani ha oggi meno di 40 anni. Dobbiamo invertire la tendenza e farlo subito. Con la nuova programmazione le aziende condotte da under 40 avranno per i primi 5 anni di attività una maggiorazione del 25% dell'importo dei pagamenti diretti. Abbiamo bisogno di nuove forze, di un ricambio generazionale che non si può più rimandare. Faremo di questo un tema centrale anche del semestre italiano di presidenza dell'Unione europea. Ci sono tanti giovani in Italia che scelgono oggi percorsi formativi legati al mondo agricolo e alimentare. È un buon segnale. È nostro dovere far sì che possano trovare lavoro, aprire un'impresa qui in Italia. Anche per questo motivo a breve vareremo uno storico provvedimento che libererà ettari di suolo pubblico per l'attività agricola, in particolare quella giovanile. Vogliamo che i ragazzi abbiano i piedi nella terra e la testa nel mondo.
Abbiamo dedicato ai giovani molte delle azioni di "Campolibero", il decreto che presto porteremo in Consiglio dei Ministri, per il rilancio del settore. Ci saranno mutui a tasso zero per gli under 40 che acquisteranno un terreno, incentivi per chi lo affitterà e per quelle aziende che punteranno sul lavoro giovanile. L'agricoltura che abbiamo in mente è sostenibile, giovane, di qualità e soprattutto libera da burocrazia inutile. Su questo stiamo lavorando con tutte le forze, perché da questo mestiere dipenderà non solo il futuro dell'agricoltura, ma un pezzo assai rilevante del futuro modello di sviluppo del nostro Paese.