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6. Il Salone dell'Agricoltura - La Sala Verde

Accanto allo studio del Ministro si trova la sala di ricevimento detta Sala Verde, il cui apparato pittorico è opera di Giuseppe Cellini, già decoratore di Palazzo Sciarra. Le opere del ciclo, che fanno riferimento all'epoca del manierismo e del barocco romano, sono: "Magna parens", raffigurante l'Italia feconda tra il guerriero e la spigolatrice; "Allegoria dell'Agricoltura"; "L'imprenditore dà la mano all'agricoltore", "La scienza e l'Industria" (a sinistra); "Allegoria del Commercio marittimo", "Allegoria dell'Industria all'insegna dell'elettricità e della velocità". Quattro tele minori richiamano le stagioni e i principali frutti: grano, uva, pomi, olive.

Salone dell'Agricoltura

Originariamente detta Sala Verde per via del colore dell'arredo è, insieme alla Sala Cavour, una delle sale più rappresentative del Ministero. L'allestimento decorativo e pittorico è opera di Giuseppe Cellini.

Il nome di Cellini è rimasto a lungo legato alla figura di D'Annunzio, di cui fu l'illustratore più fedele ed elegante.

La sua carriera di pittore inizia alla fine degli anni Settanta, quando Cellini entra in contatto con Nino Costa e aderisce alla «Scuola etrusca», un gruppo di impronta anglofona, che mirava alla sprovincializzazione della cultura artistica romana negli anni Ottanta e la sua adesione al programma di riqualificazione delle Arti Decorative.

Cellini condivide con D'Annunzio la concezione idealistica dell'opera d'arte intesa come superiore attività dello spirito, l'amore e lo studio dei maestri italiani del Rinascimento e l'insofferenza per la pittura spagnoleggiante dai facili effetti, allora in grande voga a Roma. Il rifiuto di ogni istanza verista procede così nel pittore dall'amore per l'arte del passato trasmessogli dall' ambiente familiare, dalla naturale disposizione verso un disegno analitico e ricercato di matrice purista e dall' approfondimento della pittura inglese Preraffaellita.

Cellini aveva anche un grande interesse per la riqualificazione del prodotto industriale su basi artistiche. Da giovane aveva frequentato i corsi di disegno per le arti industriali; più tardi negli anni Ottanta, si era appassionato alle idee di William Morris, cogliendone soprattutto l'aspetto morale (diffondere la bellezza fra strati sociali più vasti, e soprattutto rinsaldare l'intimo rapporto fra artefice, materia e forma, interrotto bruscamente dalla riproduzione industriale).

I punti centrali del discorso di Cellini, esposti in un articolo del 1886 dedicato ad una esposizione artistica dei metalli, vertono sul rispetto dei materiali che non debbono essere contraffatti, e insieme sull'attenzione alla natura «storica» degli stili, che non debbono essere ibridamente mescolati: manca però la capacità di spingersi oltre il repertorio di forme consolidato dalla tradizione, ciò che costituisce il punto qualificante del modernismo. La decorazione della sala nel Palazzo dell'Agricoltura è dunque un'opera tarda che quasi conclude la lunga carriera dell'artista. Il clima spirituale dell'Italia ormai alle soglie della Prima guerra mondiale è assai lontano da quello dei decenni Ottanta-Novanta, alimentati dal vivificante confronto con le esperienze europee. Già la Grande Esposizione del 1911 ha richiesto agli artisti uno sforzo di adeguamento alle esigenze di celebrazione dei grandi destini nazionali che ne ha fiaccato ogni energia rinnovatrice. L'approdo verso il neo­ cinquecentismo è tanto inevitabile quanto obbligato: al momento Preraffaellita, visto come una fase di armonica giovinezza, si sostituisce il culto del Post-raffaellita, visto come la fase della maturità.

Al centro delle pareti lunghe si collocano le raffigurazioni dell'Italia feconda (la Magna Parens fra la Spigolatrice e il Guerriero); sulla parete di sinistra l'imprenditore dà la mano al lavoratore - sono gli anni dei grandi cantieri romani, mentre la Scienza apre il libro delle sue leggi all'Industria (e la Poesia tenta di ingentilire il colloquio offrendo la sua rosa). 

Infine, sulla parete di destra tornano le allegorie legate al commercio (le attività marinare) e all'industria (all'insegna della velocità)

Nei quattro piccoli riquadri sono rappresentate gli emblemi delle Stagioni (il grano, l'uva, i pomi, l'ulivo). Qui la pittura, libera da troppi impacci tematici, riacquista quella vivace scioltezza, quell'agile ritmo, quell'indubbia qualità decorativa, che sono le doti più evidenti dell'artista.

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