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Boschi vetusti

I "boschi vetusti" sono sistemi forestali non utilizzati dall'uomo da tempi più o meno remoti che hanno riconquistato, per questo, quei caratteri di naturalità che li rendono simili alle antiche foreste primarie. Essi sono un importante serbatoio di biodiversità e sono di fondamentale importanza per lo studio delle dinamiche naturali che caratterizzano i boschi e, quindi, per lo studio della sostenibilità della gestione forestale.

Tra le prime definizioni di "foreste vetuste" le più esplicative sono quella che nel 2001 ha proposto la FAO e quella messa a punto dal MITE nel 2009 nell'ambito del progetto "Le Foreste Vetuste nei Parchi Nazionali Italiani" in cui sono stati identificati e studiati numerosi boschi con caratteristiche di vetustà.

Nel 2019, il decreto-legge n. 111, legge di conversione del "Decreto clima", modifica l'articolo 3 del Testo unico in materia di foreste e delle filiere forestali, decreto legislativo n. 34 del 2018, introducendo la seguente definizione di "bosco vetusto": superficie boscata costituita da specie autoctone spontanee coerenti con il contesto biogeografico, una biodiversità caratteristica conseguente all'assenza di disturbi da almeno 60 anni e la presenza di stadi seriali legati alla rigenerazione ed alla senescenza spontanee.

Con il decreto 19 novembre 2021, n. 608943, del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali di concerto con il Ministro della Transizione Ecologica, sono state approvate le Linee guida per l'identificazione delle aree definibili come boschi vetusti e le indicazioni per la loro gestione e tutela, anche al fine della creazione della Rete nazionale dei boschi vetusti di cui all'articolo 7, comma 13 bis, del decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34.

Con il decreto 5 aprile 2023, n. 193945 del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste è stata istituita la Rete nazionale dei "boschi vetusti", nella quale sono inserite le aree identificate ai sensi dell'art. 3, comma 2, lettera s bis) del Testo unico delle foreste e delle filiere forestali dalle Regioni, sulla base delle caratteristiche indicate dalle Linee guida di cui al decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali 19 novembre 2021, n. 608943. Nella Rete nazionale dei "boschi vetusti" è istituita, altresì, una sezione speciale nella quale sono inserite le foreste che UNESCO ha riconosciuto come "antiche faggete primordiali dei Carpazi e in altre Regioni d'Europa".

A livello internazionale, l'Unione europea raccomanda, sia nella strategia Forestale (Comunicazione della Commissione europea al Parlamento europeo 20 settembre 2013), sia nella recente Strategia 2030 per la biodiversità (Comunicazione della Commissione europea al Parlamento europeo 20 maggio 2020), di identificare e tutelare le foreste vetuste, senza però, indicarne una definizione.

Il 20 marzo 2023 sono state emanate le Linee guida della Commissione europea per definire, mappare, monitorare e proteggere rigorosamente le Foreste Primarie e le Foreste Vetuste dell'UE. La definizione di "foresta vetusta" proposta è la seguente: un popolamento o un'area forestale costituito da specie arboree autoctone che si sono sviluppate prevalentemente attraverso processi naturali, strutture e dinamiche normalmente associate a fasi di sviluppo seriale senescenti presenti in foreste primarie o indisturbate dello stesso tipo. Segni di attività umane possono essere visibili, ma stanno gradualmente scomparendo o sono troppo limitate per disturbare in modo significativo processi naturali. Nelle premesse delle Linee guida, all'Italia (Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica) viene fatto un ringraziamento particolare per aver co-guidato, insieme alla Polonia (Direzione Generale delle Foreste Demaniali), il processo di redazione del documento.

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