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Comunicati stampa


Verona Fiere - ll futuro del vino. Visioni differenti, unica prospettiva. Scenari attuali e possibili sfide del prossimo decennioIntervento di chiusura Ministra delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Sen. Teresa Bellanova
(21. 11. 2010)

Buongiorno a tutte e a tutti,

saluto gli ospiti di questa giornata, il Presidente Danese, il Direttore Mantovani, il Responsabile Wine Monitor di Nomisma Denis Pantini, il Direttore Borriello, il Presidente Ferro, le relatrici e i relatori che, dalle differenti angolature, hanno tutti convenuto su un punto: il rilancio di questo settore strategico per il nostro Paese ha bisogno di nuove strategie.

Per questo l'incontro promosso da Verona Fiere e Vinitaly va accolto come un vero e proprio strumento di lavoro.

Per l'obiettivo proprio: avvicinare aziende e buyer del vino ai mercati e alla nuova road map (rod map) del consumo, e per innervare nel modo più corretto e coerente con gli scenari attuali il lavoro di tutti.

Una premessa è indispensabile.

Se abbiamo individuato "ripresa e resilienza" come parole chiave di questo momento complesso e difficile, dobbiamo aggiungerne una terza altrettanto fondante: alleanza e leale collaborazione.
Nella filiera istituzionale, nel rapporto con il settore, in quello con i consumatori che hanno diritto a informazioni trasparenti e corrette.
Su questo proprio il mondo del vino può dare lezioni importanti.

Nell'illustrare la ricerca che ha coinvolto oltre 160 imprese vitivinicole italiane, Pantini ha parlato di tinte fosche.
E questo nonostante l'Italia abbia sofferto meno dei propri competitor.

Sottolineo una sua osservazione: la pandemia ha ulteriormente messo in luce le problematiche strutturali e dimensionali di cui soffre il nostro sistema produttivo.

Con la chiusura dell'horeca e la ridotta diversificazione dei mercati e dei canali di vendita, sono soprattutto le imprese vinicole più piccole a pagare il conto più salato di questo scenario di crisi dominato dall'incertezza.

Un conto rilevante anche per le imprese più dimensionate che comunque, potendo contare su strutture commerciali, finanziarie e patrimoniali più robuste, dimostrano una resilienza indubbiamente più elevata.

Direi che qui è il tema dei temi, quello più sfidante.

Nei primi mesi della pandemia, quelli più drammatici in cui abbiamo dovuto affrontare qualcosa di enorme e imprevisto che rischiava di travolgere tutto e tutti, mi sono data insieme ai miei Uffici un obiettivo: mettere in sicurezza l'intera filiera agroalimentare per non lasciare indietro nessuno.

La nostra qualità e la nostra eccellenza nel mondo è fatta anche dalla amplissima tastiera e ricchezza di cui la vostra filiera è costituita, dalla somma delle innumerevoli linee di nicchia che voi rappresentate, dalla straordinaria scelta a disposizione di un canale fondamentale come l'horeca, dal posizionamento sui mercati interno e globale, dall'alleanza con i consumatori.

Questa straordinaria ricchezza, che si riflette nelle oltre 500 cultivar a conferma di una straordinaria biodiversità, e si traduce anche nelle 525 Denominazioni di Origine, noi - e non a caso dico noi - dobbiamo essere capaci di traghettarla per intero.

E' stato l'obiettivo prioritario della strategia messa in campo in questi mesi, che ho voluto fossero caratterizzati da una interlocuzione puntuale e costante con l'intero settore e con le Regioni perché ogni misura rispondesse a una esigenza reale e le eventuali rimodulazioni, che pure ci sono state, fossero caratterizzate dallo stesso metodo.

Per questo, e consapevoli di come le criticità attuali generino quadri di forte incertezza acuiti da un quadro internazionale complesso,
-abbiamo lavorato per garantire l'esonero contributivo nei primi sei mesi del 2020 e adesso anche per novembre e dicembre per oltre un miliardo;
-abbiamo individuato nel Fondo Ristorazione, cui destiniamo 600 milioni, uno strumento efficace per sostenere ristorazione e filiera agroalimentare soprattutto nei segmenti di eccellenza;
-abbiamo destinato espressamente al vino misure e risorse e strumenti oltre a quelli più generali per l'immediata liquidità insieme al fondo perduto;
-abbiamo agito sul versante europeo con risultati importanti su cui dovremo continuare ad insistere nella fase che si è aperta adesso;
-abbiamo lavorato intensamente per dare attuazione a quelle misure adottate dalla Commissione europea - per lo più finalizzate a garantire maggiore semplificazione e flessibilità a misure già attuate;
-abbiamo sostenuto la necessità di uno specifico Tavolo-vino con il settore nell'ambito delle azioni mirate ad export e internazionalizzazione, e conto nei prossimi giorni di poterlo fissare insieme al Ministro Di Maio.

Questo per delineare, molto in sintesi, metodo e merito del lavoro svolto e della fase che va aprendosi, e che impone una riflessione accurata in particolare nel quadro delle principali politiche di sostegno per il settore.

Fare di più è assolutamente necessario.

Ce lo impongono il crollo dei consumi, la chiusura e limitazione del circuito dell'Ho.Re.Ca., il progressivo calo delle esportazioni, cui si aggiunge l'incertezza dovuta alla Brexit e le difficoltà che si registrano nella penetrazione in alcuni mercati.
Per questo è necessaria una strategia da attuare nell'immediato per un sostegno concreto e il rilancio del comparto.

Da poco, come sapete, abbiamo chiuso in Consiglio l'accordo sulla riforma della PAC e in questi giorni hanno avuto inizio i triloghi con il parlamento europeo per la finalizzazione della riforma.

In questo contesto, le risorse destinate all'OCM vino, seppur con tagli limitati dovuti al quadro finanziario, continuano ad essere il principale strumento di risorse finanziarie destinate al settore.

E su questo occorre lavorare insieme, in modo convinto e condiviso, per migliorare la capacità di realizzazione di quegli strumenti necessari a rilanciare il settore e fornire il sostegno necessario a superare questa fase.

La riflessione va aperta subito per verificare quali soluzioni adottare così da sostenere, incentivare e rendere maggiormente efficaci gli strumenti per favorire le nostre imprese nelle esportazioni nei mercati interni e nei Paesi terzi.

Tempestività, efficacia, condivisione.
Il metodo che propongo è questo.

Mi riferisco in particolare all'OCM vino e ai Piani nazionali di sostegno che vanno migliorati nella portata e nell'efficacia dell'implementazione nel cui ambito, accanto ai tradizionali strumenti destinati a migliorare le strutture, dobbiamo potenziare quella dedicata alla promozione, quanto mai necessaria in un momento come questo.

Siamo consapevoli della necessità di aumentare il grado di semplificazione e flessibilità delle misure dell'OCM.
E per una maggiore flessibilità e sussidiarietà nell'utilizzo delle autorizzazioni di impianto dei vigneti e dei vecchi diritti, sulla semplificazione in materia di etichettatura dei vini.

Punti su cui abbiamo già raggiunto risultati soddisfacenti in Consiglio e su cui continueremo a lavorare con il parlamento europeo per migliorare il quadro normativo del settore.
E' importante, proprio a questo fine, il canale di dialogo a livello tecnico attivato con il collega Paolo De Castro per migliorare il quadro di proposte dei regolamenti di riforma.

Infine, ma non ultimo, un tema per un confronto di merito che ritengo utile avviare quanto prima.

Le sfide che i mercati stanno ponendo alle imprese, sfide accresciute dalla pandemia, richiedono analisi e ricerche specifiche e comportano rilevanti investimenti materiali e immateriali.

Per affrontare queste sfide e sostenere questi investimenti, il Ministero è disponibile ad accompagnare il settore ed è intenzionato a farlo su più fronti.
Serve però un nuovo "Piano di sviluppo" dell'intera filiera vitivinicola italiana, in grado di parlare al futuro e guardare a quello che succederà nei prossimi anni.

Per farlo accadere, avremo a disposizione le risorse della Politica agricola comune, che hanno il merito di aver sostenuto il grande salto di qualità degli ultimi 20 anni e continueranno a farlo anche nei prossimi 10.
La PAC però sino ad oggi ha sostenuto gli investimenti dei singoli, mentre a noi è necessaria una visione d'insieme.

Per questo dico che occorre un Progetto organico di sviluppo, in grado di mettere a sistema le buone pratiche, e ne abbiamo tante, e a valore tutto quello che di buono siamo riusciti a fare in questi anni, soprattutto per rafforzare l'ambito internazionale, dove il Made in Italy è molto apprezzato, e però non riusciamo ad essere presenti e forti come potremmo.

Il Vinitaly è senz'altro una di queste buone pratiche, ma ce ne sono molte altre.
Per definire un Progetto comune dobbiamo mettere insieme le energie e trovare un fattore di condivisione, in grado di far convergere interessi oggi non sempre allineati.

Questo fattore comune di miglioramento della competitività lo abbiamo già trovato: è la sostenibilità.
Il lavoro di Nomisma ha evidenziato che su cinque dei sette mercati più importanti, vale a dire USA, Regno Unito, Germania, Giappone e Australia, la sostenibilità rappresenta il fattore di scelta più gettonato da parte dei consumatori di vino di qualità.

Per questo, come ho già detto in altre occasioni, nel 2021 faremo partire il sistema unitario di certificazione della sostenibilità, e in questa direzione orienteremo tutti gli strumenti di intervento a disposizione che verranno non solo dalla nuova Pac, ma anche dal Next generation EU.

Siamo infatti al lavoro per potenziare le infrastrutture strategiche del Paese, come quelle per il settore irriguo, per migliorare la logistica, e sull'introduzione delle necessarie innovazioni.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, questo il nome del documento che dovremo inviare a Bruxelles nelle prossime settimane, conterrà investimenti fondamentali per completare il piano della banda ultra larga in tutte le aree rurali, per investire nella digitalizzazione della pubblica amministrazione e delle imprese, per ammodernare un parco macchine tra i più obsoleti d'Europa.

Tutti investimenti necessari per dare concretezza e sostanza all'agricoltura di precisione, che non potrà essere patrimonio di poche grandi imprese, se vogliamo che il settore agricolo contribuisca in modo determinante alla transizione ecologica dell'intera economia.

A questo obiettivo concorrerà anche il nuovo Sistema informativo agricolo nazionale, il SIAN.

Che da struttura di controllo per gli incentivi della Politica agricola si trasformerà in infrastruttura strategica in grado di offrire servizi alle imprese, potendo valorizzare un patrimonio di informazioni che nessuno ha a disposizione.

Soprattutto se queste informazioni saranno condivise ed integrate con quelle disponibili su altre banche dati.
Pensate alla rete agrometeorologica nazionale (l'Agenzia ItaliaMeteo è nata per questo), alle informazioni satellitari della costellazione Copernicus, alle banche dati sull'uso di fitofarmaci, del gasolio agricolo o dei farmaci veterinari nel settore animale.

Stiamo però ancora parlando di investimenti necessari per creare le condizioni per fare qualcosa di importante nel settore della produzione.
Vogliamo essere più competitivi di altri sulla sostenibilità e sulla riduzione dell'impatto dei processi produttivi, in linea con le aspettative dei consumatori e con i documenti di programmazione di cui si parla tanto in questi giorni, come Green Deal, Biodiversità e Farm to Fork e che faranno parte integrante del nuovo Piano strategico nazionale.

Su questo vi chiamo a un impegno e a una responsabilità.

Serve un progetto unificante, per poterci presentare sui mercati più interessanti con dei contenuti, e di contenuti ne abbiamo, e con una strategia in grado di fare sistema.
Se saremo, ognuno per la propria parte, in grado di mettere insieme questo progetto, il supporto adeguato non mancherà, non solo attraverso le risorse della Pac, che ci sono già, ma con investimenti adeguati all'ambizione dell'iniziativa.

L'ambizione sfidante che vi propongo è questa.
E io sono sicura che, insieme, sapremo affrontarla nel modo giusto.

A maggior ragione perché questo momento conclude una intensissima tre giorni, questo Festival del futuro giunto alla sua seconda edizione, dove si è parlato molto di innovazione e ricerca.
E il settore agroalimentare, ce lo siamo detti tante volte, oggi più che mai ha bisogno proprio di investire in innovazione perché ogni singolo segmento e ogni singola azienda, anche la più piccola, si sentano coinvolti in questa sfida complessa e appassionante. Agricoltura di precisione, ricerca, biotecnologie sostenibili, giovani e donne. Sì, giovani e donne, la più straordinaria leva per l'innovazione su cui il Paese può contare e che dobbiamo essere capaci di attrarre sempre di più anche in questo straordinario settore. 
Con un obiettivo strategico: alleanza tra competitività e sostenibilità, ecologia, ricerca, tecnologia.

Grazie a tutte e tutti voi per quello che fate



Ufficio Stampa

























 
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