Comunicati stampa

Intervento Ministra Teresa Bellanova all'Assemblea Nazionale di Confcooperative
(6.10.2020)
Buongiorno a tutte e a tutti voi,
saluto il Presidente Conte, i colleghi di Governo, il Presidente Gardini, tutte e tutti i presenti, vi ringrazio per aver voluto condividere un momento così importante della vostra vita associativa, invitandoci ad una riflessione che mette giustamente in rilievo ed esalta, esattamente come nel focus realizzato con Censis: l'Italia che ce la fa.
E in questa Italia, ce lo siamo detti tante volte in questi mesi, la Filiera della vita, la filiera agroalimentare dal campo e dal mare alla tavola, riveste certamente un ruolo strategico. Un ruolo che coincide fortemente con l'interesse nazionale, lo sottolineo dinanzi a imprese, cooperatrici e cooperatori che, sono sicura, condividono questa mia convinzione.
Un ruolo, Presidente Gardini, che lei stesso ha peraltro voluto sottolineare proprio nella lettera inviata nel maggio scorso alle 'sue' cooperative, ringraziando tutti coloro, cito testualmente, "che con dedizione e mettendo a rischio la propria salute, hanno continuato a operare nelle comunità, quei soci e lavoratori delle cooperative che hanno garantito cibo, servizi, cure e solidarietà". Lei ha scritto "so che non è stato semplice, l'ho vissuto personalmente nella mia azienda agricola e nella cooperativa che mi onoro di guidare". No, non è stato per niente semplice chiedere a migliaia e migliaia di imprese e a milioni di lavoratrici e lavoratori, quando tutto il Paese si fermava e noi stessi Governo e decisori istituzionali abbiamo sollecitato uomini e donne a chiudersi in casa, di continuare a lavorare per il bene comune. Una dedizione e una abnegazione che non a caso ho definito istituzionali, e di cui non saremo mai abbastanza grati. Per questo ancora una volta oggi voglio ringraziare voi e tutte le persone, le donne e gli uomini che hanno assicurato ai nostri cittadini gli approvvigionamenti di cibo.
A molti sfuggiva la centralità di questo settore che viene spesso dato per scontato. Con la pandemia abbiamo scoperto che questa è la filiera della vita. E ora è nostro compito condurre questa filiera nel futuro. Un futuro che faccia i conti con la crisi climatica in atto e la necessaria transizione ecologica.
Un futuro che deve vedere i fondi europei del Piano di recupero e resilienza come pilastro di nuovi rapporti di filiera. Un futuro di ancora maggiore qualità e sostenibilità, economica, sociale e ambientale.
Oggi, le parole d'ordine rispetto ai mesi che abbiamo alle spalle sono altre, e hanno bisogno della stessa dedizione e abnegazione: resilienza, ripresa, futuro, ripartenza, ma ancora - e con la stessa attenzione dei mesi scorsi - sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori.
Voi dite: questa crisi ci impone un cambiamento profondo. E' vero.
Lo impone a tutti ma a maggior ragione a chi ha il compito di governare i processi e di definire le politiche e le strategie che li rendono possibili. E lo impone anche all'intero sistema della rappresentanza. E' un passaggio che la vostra relazione affronta e che io considero cruciale perché il vero cambiamento accade se tutti gli attori sociali rispondono, con la qualità di cui sono capaci e mettendo al bando ogni tipo di pigrizia e di rendita di posizione, alla stessa domanda sfidante, che chiede soprattutto e innanzitutto responsabilità verso il moltiplicarsi delle fragilità sociali e ambientali e verso le nuove generazioni.
Domanda che non a caso attraversa anche la nuova Enciclica che Papa Francesco ci ha consegnato in queste ore e che chiede a tutte e a tutti noi azioni concrete e convinte. Il raggio di questioni che Gardini tocca è ampio, ricchissimo di sollecitazioni e spunti, incalzante rispetto alle tante urgenze che abbiamo sul tavolo e a cui in questi mesi abbiamo provato a garantire le prime risposte, in un dialogo con tutte le parti che per quanto mi riguarda non è mai mancato.
Le ultime con gli emendamenti approvati, proprio in queste ore, al Decreto Agosto. Dove abbiamo accolto una vostra legittima sollecitazione, destinando una quota importante di risorse, oltre 51milioni di euro, all'esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti per i primi sei mesi del 2020 per le imprese operanti nella produzione di vini da tavola, spumante e altri vini speciali.
Estendiamo il bonus ristorazione alle attività agrituristiche con ristorazione, ai catering per eventi e ai ristoranti degli alberghi.Stanziamo 20 milioni di euro con un Fondo per interventi destinati ai prodotti di quarta gamma. Rifinanziamo il Fondo di solidarietà nazionale finalizzato al ristoro dei danni subiti dalle imprese agricole nei territori colpiti eccezionalmente dalle gelate tra marzo e aprile di quest'anno. Destiniamo 1 milione di euro per il biennio 2020-2021per le imprese del settore turistico, agricolo e della pesca operanti a Lampedusa e a Linosa. In questi mesi di emergenza sanitaria e sociale abbiamo messo in campo per il settore interventi per oltre di 2 miliardi e mezzo di euro, al netto delle misure orizzontali, sostenendo la competitività, intervenendo sulla liquidità, tutelando il lavoro. Con un solo obiettivo: costruire e garantire, noi tutti insieme, la ripresa della filiera agroalimentare e delle imprese di questo straordinario settore.
Abbiamo puntato sull'importante intervento relativo alla rivalutazione dei beni delle cooperative agricole.
Abbiamo destinato risorse alle filiere in crisi e, grazie ai 600milioni del Fondo per la ristorazione, disegnato una strategia virtuosa che salda sostegno alle imprese della ristorazione, sostegno alla filiera made in Italy, lotta allo spreco alimentare. Su cui, lo ricordo, investiamo 300milioni, consapevoli delle nuove fragilità alimentari scatenate dall'emergenza. Abbiamo investito e continuiamo a farlo sui contratti di filiera, perché sono un anello cruciale della strategia che dovremo sostenere nei prossimi anni e che io considero essenziale per il riequilibrio della catena del valore, impedendo che le criticità si scarichino sugli anelli deboli.
E abbiamo costruito misure per la rivalutazione dei beni delle cooperative agricole, il credito d'imposta per aumenti di capitale, il Fondo garanzia Pmi, la liquidità grazie alle garanzie in favore delle imprese agricole e della pesca con i 350milioni assegnati ad Ismea, la cambiale agraria, i contributi a fondo perduto, i mutui a tasso zero a favore delle imprese agricole. L'agroalimentare è e sarà ancora più protagonista del Patto per l'export e nella spesa di oltre 1 miliardo di euro di risorse ad esso collegato.
Non c'è dubbio, infatti, che possiamo ancora migliorare la nostra presenza sui mercati esteri e far valere la forza del marchio "Italia" nel mondo, e questo anche rafforzando gli strumenti per il contrasto alle pratiche sleali e per combattere l'Italian Sounding che significa furto di identità e 100miliardi sottratti all'anno a fronte di un export che vale 44miliardi.
In questa differenza, è evidente, non c'è solo la nostra forza attrattiva ma anche lo spazio che dobbiamo essere capaci di conquistare e presidiare.
Oggi abbiamo dinanzi a noi una sfida enorme: l'utilizzo virtuoso delle risorse del recovery Plan e dei fondi strutturali, insieme alle altre dotazioni europee che dobbiamo mettere a valore partendo, assolutamente, dal Mes. Nella vostra relazione individuate la questione sanitaria come nodale, e io sono assolutamente convinta che di quei 36 miliardi non dobbiamo fare a meno e devono andare a rafforzare, piuttosto che indebolire, la dotazione su cui stiamo costruendo il Piano di Ripresa e Resilienza e gli assi strategici tra i quali dovrà avere un ruolo di assoluto rilievo la Strategia nazionale per un Sistema agricolo, agroalimentare, forestale, della pesca e dell'acquacoltura inclusivo e sostenibile.
Due parole essenziali delle quali non possiamo assolutamente fare a meno.
Come sapete, per esserci confrontati proprio su questo pochi giorni fa, sono tre i macro-obiettivi che abbiamo indicato nella Strategia:
- competitività del sistema alimentare;
- produzioni da fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni che nel nostro impianto significa anche nessun consumo di suolo;
- lotta alle conseguenze dei cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico.
Tre macro-obiettivi a cui se ne aggiunge un quarto, centrale se veramente abbiamo a cuore la mitigazione climatica come la necessità di fronteggiare e anzi prevenire il dissesto idrogeologico: il rafforzamento della resilienza e vitalità dei territori rurali, che nel Piano assume il ruolo di tema trasversale alla strategia sui borghi rurali e sulla banda larga in tutte le aree, comprese quelle a fallimento di mercato, dove sappiamo come proprio l'agricoltura, la valorizzazione della biodiversità, la zootecnia, rappresentano asset importanti per il recupero, la valorizzazione, la creazione di nuove competenze, l'innovazione, la creazione di nuova occupazione.
L'occasione che ci viene offerta dal Recovery Fund non può essere sprecata.
Quando si parla di sanità, educazione, trasporti, comunicazioni e servizi, dobbiamo pensare che la parte del Paese oggi più fragile può e deve poter offrire nuove opportunità di vita e di lavoro ai cittadini.
Soprattutto può contribuire in maniera determinante a decongestionare il sovraffollamento dei grandi centri urbani che spesso, nella stessa città, produce e alimenta insanabili contraddizioni sociali ed economiche. Su cosa puntiamo nella Strategia?
Innanzitutto sulla rigenerazione del nostro sistema agricolo e alimentare attraverso il potenziamento delle imprese e delle filiere; l'ammodernamento dei sistemi produttivi; la meccanizzazione per accelerare la transizione verde e digitale, la riconversione, il potenziamento, il miglioramento dei sistemi produttivi e della loro sostenibilità; la cura e la tutela del paesaggio che significa anche difesa e valorizzazione della biodiversità.
Solo qualche giorno fa abbiamo salutato con grande soddisfazione i dati sul biologico, sottolineando come l'aumento delle superfici di terreno curate con il metodo biologico rappresenti un punto di valore per il nostro Paese.
E dicendo con chiarezza, anche in forza della nostra leadership in Europa per numero di operatori e di imprese oltre che per i ritmi di crescita della superficie coltivata a biologico, che l'obiettivo del 25per cento indicato dalla Commissione ha senso se - allo stesso tempo - ci si interroga su quale biologico vogliamo e su come pensiamo che il modello di biologico che immaginiamo per i nostri agricoltori e per i consumatori italiani si possa integrare nel complesso del nostro sistema agroalimentare.
Noi vogliamo che il biologico poggi le sue basi su fondamenta forti: l'aumento delle superfici non può e non deve equivalere ad abbassare il livello delle regole, così che tutto diventi biologico. Non è questo il nostro intendimento. Il biologico italiano è un patrimonio di qualità che non vogliamo disperdere!
Tutto il nostro agroalimentare si poggia, e si radica, sulla distintività e sulla eccellenza della qualità e il biologico deve essere una delle punte di diamante, in un'ottica di tutela dell'ambiente e della biodiversità. Una tutela dell'ambiente che, per quanto ci riguarda, significa anche sistema delle infrastrutture, materiali e immateriali, al servizio di una nuova agricoltura. Per questo nella Strategia abbiamo proposto un Piano di azione per rafforzare la resilienza dell'agroecosistema irriguo sulla scorta dell'esperienza maturata con il primo Piano Invasi, grazie a interventi condivisi sulle grandi reti di accumulo e di distribuzione delle acque di concerto con gli altri Ministeri interessati.
Per noi significa pensare il territorio, il suolo, l'acqua, l'aria, come beni comuni da tutelare e difendere, senza ulteriore consumo di suolo e rafforzando il sistema dell'innovazione e della ricerca perché i tre pilastri della sostenibilità sociale, ambientale, economica, siano realmente garantiti e perché questo settore possa, come può e come deve, rappresentare una delle più convincenti risposte al bisogno di lavoro che non dimentichiamolo mai anche in agricoltura deve essere equo, dignitoso, gratificante e qualificato per le nuove generazioni.
Il grande lavoro svolto proprio dalle cooperative agricole ci conforta nelle decine e decine di buone pratiche che voi avete distillato nel tempo e che vi fa presidio del nostro made in italy e delle eccellenze di territorio, oltre che della crescita in innovazione delle vostre imprese. Il vostro apporto all'agroalimentare è fondamentale, e non mi riferisco solo ai settori maggiormente interessati come il vino, il lattiero caseario, l'ortofrutta, su cui convocheremo il Tavolo come avete richiesto, ma più in generale al modello che si è affermato negli anni. Non dobbiamo nascondercelo: il lavoro da fare è tanto.
Ma sono convinta che, se lo facciamo insieme attraverso il confronto sempre franco e costruttivo, darà i risultati che ci proponiamo.
Grazie a tutte e tutti voi per quello che fate.
Ufficio Stampa