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Comunicati stampa

Intervento Ministra Teresa Bellanova al Centenario di Confagricoltura


(28.09.2020)

100 anni di Confagricoltura

Una storia appena iniziata


Buongiorno a tutte e tutti,

Saluto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,  il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte saluto e ringrazio il Presidente Massimiliano Giansanti, per questo gradito invito alla giornata che conclude l'anno di lavori dedicato al Centenario di Confagricoltura, e per aver voluto condividere un momento così importante della Vostra storia e vita associativa. 

Il mio saluto va a tutte e tutti gli ospiti presenti, le migliaia di imprese che Confagricoltura rappresenta e che testimoniano, con il loro tenace lavoro quotidiano, quella resistenza e quella resilienza di cui è capace il nostro sistema agro-alimentare.

Due qualità, tra le altre, che nei difficili mesi di pandemia hanno garantito il cibo al Paese e i prodotti nei banchi e sugli scaffali. Evidenziando, lo voglio sottolineare fin dall'inizio, la strettissima connessione tra sovranità, sicurezza alimentare, garanzia degli approvvigionamenti, diritto al cibo, e cibo di qualità, per tutti. Per questo ho parlato, in quei terribili mesi, di quello al cibo come un diritto inalienabile da scrivere in Costituzione. E per questo siamo già al lavoro.

Cent'anni è un appuntamento importante. 

Ha fatto bene, il Presidente Giansanti, a voler ripercorrere la storia di una Associazione che si interseca, gioco forza, con un secolo di vita del Paese. Fortemente impegnata nello sviluppo del settore primario, nelle sue radicali trasformazioni, nella sempre maggiore qualificazione e aderenza alle esigenze dei consumatori, nell'innovazione e internazionalizzazione delle imprese,  nella capacità del settore primario di attrarre lavoro e soprattutto lavoro qualificato.

Non era un caso, d'altra parte, se proprio un anno fa assumevo l'impegno davanti al Presidente Mattarella di rimettere l'agricoltura al centro dell'agenda economica e politica del Paese. Lo affermavo certa delle enormi potenzialità di questo settore, della sua forza sui mercati globali, della intrinseca qualità delle sue imprese, dei milioni di donne e uomini che ogni giorno lavorano per garantire il cibo sulle nostre tavole, della sua straordinaria capacità di parlare al futuro e per questo divenire territorio d'elezione per le nuove generazioni.

E di quanto il nostro continui ad essere - anche se a volte un po' si dimentica e si trascura - un Paese dalla fortissima vocazione agricola.  Una vocazione che dobbiamo essere capaci di riconoscere e riaffermare come snodo rilevantissimo nelle politiche di costruzione del futuro. 

Obiettivo che ha caratterizzato i contenuti della nostra azione esplicata finora.

Per questo oggi le parole chiave, a maggior ragione dinanzi a questa platea qualificata e importante sono: resilienza, rilancio, dialogo. Un dialogo che con Confagricoltura come con tutte le Associazioni di rappresentanza del settore e l'intera filiera istituzionale non è mai mancato.
Condizione essenziale per garantire ai provvedimenti la giusta aderenza ai bisogni immediati e concreti e soprattutto la necessaria lungimiranza.

Oggi, la centralità della Filiera della Vita che in questi mesi non si è mai fermata, è evidente a tutti. In Italia come in Europa. 

E' la ragione per cui ai colleghi europei abbiamo sollecitato, nella costruzione della nuova Pac come per le due strategie "Dal campo alla tavola" e "Biodiversità", coraggio e visione.

E per cui riteniamo che la Strategia nazionale per il Sistema Agricolo, Agroalimentare, Forestale, della Pesca e dell'acquacoltura - su cui siamo impegnati - debba essere, proprio per l'esatta coincidenza tra filiera agroalimentare e interesse nazionale, uno degli snodi strategici del Piano nazionale Resilienza e Rilancio.

Questo anche in relazione ai tre macro-obiettivi che abbiamo indicato nella Strategia, tra qualche ora al centro dell'incontro con le associazioni del settore: competitività del sistema alimentare; produzioni da fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni; la lotta alle conseguenze dei cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico. 

Tre macro-obiettivi a cui se ne aggiunge un quarto, la cui rilevanza oggi voi avete nuovamente rimarcato: il rafforzamento della resilienza e vitalità dei territori rurali, che nel Piano diviene tema trasversale alla strategia sui borghi rurali e alla necessità della banda larga in tutte le aree, comprese quelle a fallimento di mercato, dove sappiamo come proprio l'agricoltura, la valorizzazione della biodiversità, la zootecnia, possano essere importanti driver di recupero, valorizzazione, nuova economia.

L'occasione che ci viene offerta dal Recovery Fund non può essere sprecata. 

Quando si parla di sanità, educazione, trasporti, comunicazioni e servizi, dobbiamo pensare che la parte del Paese oggi più fragile può e deve poter offrire nuove opportunità di vita e di lavoro ai cittadini. Soprattutto può contribuire in maniera determinante a decongestionare il sovraffollamento dei grandi centri urbani che spesso, nella stessa città, produce e alimenta insanabili contraddizioni sociali ed economiche e molto spesso espansioni edilizie a bassa qualità. Dunque, accanto alle parole chiave indicate precedentemente credo sia opportuno legarne una che ha a che fare con il ricambio generazionale e le nuove generazioni, la più straordinaria leva per l'innovazione su cui può contare il nostro Paese come spessissimo proprio lei, Signor Presidente, ci ricorda.  

Rigenerazione. Che è, per me, chiave di volta. Rigenerazione del sistema agricolo e alimentare nel nostro Paese attraverso il potenziamento delle imprese e delle filiere; l'ammodernamento dei sistemi produttivi; la meccanizzazione per un'accelerazione della transizione verde e digitale anche in questo settore; la riconversione, il potenziamento, il miglioramento dei sistemi produttivi e della loro sostenibilità.    

Rigenerazione per sostenere la capacità di adattamento del settore ai cambiamenti climatici e la prevenzione del dissesto idrogeologico. Rigenerazione del territorio e del paesaggio anche attraverso un Piano di azione nazionale per rafforzare la resilienza dell'agroecosistema irriguo sulla scorta dell'esperienza maturata con il primo Piano Invasi, grazie a interventi condivisi sulle grandi reti di accumulo e di distribuzione delle acque di concerto con gli altri Ministeri interessati.   

In questi mesi, voi lo sapete, il nostro impegno per il settore è stato massimo.  Lo abbiamo fatto in termini di risorse destinate, circa due miliardi e mezzo di euro al netto delle misure orizzontali, e in termini di soluzioni costruite ad hoc nel costante e continuo confronto con l'intera filiera, consapevoli della assoluta strategicità del settore per il Paese e della necessità di garantire puntelli più che solidi in vista della ripresa.   

Adesso, è tempo di guardare avanti.   

Per me significa agroalimentare protagonista del Piano nazionale rilancio e resilienza come del Patto per l'export.   Significa lavorare in Europa per contrastare l'idea di etichette nutrizionali distorte, per rivendicare il valore assoluto della trasparenza e il diritto dei consumatori a conoscere l'origine dei cibi, sviluppando al meglio le direttrici della Strategia "dal campo alla tavola". Vogliamo, è evidente, tutti un sistema produttivo più verde ma dobbiamo farlo sostenendo i nostri produttori nella sfida del futuro verde per una sostenibilità sociale, ambientale, economica. Significa, il Presidente Giansanti lo ha richiamato nel suo intervento, proseguire con la massima determinazione nel contrasto all'italian sounding.   Se il nostro export sui mercati globali vale 44 miliardi e il danno che ci viene dai prodotti che evocano l'italianità ne equivale a 100, è evidente che in questa differenza non c'è solo la nostra forza attrattiva ma anche lo spazio che dobbiamo essere capaci di conquistare. La filiera agro alimentare è uno dei nostri più importanti e attrattivi biglietti da visita dinanzi al mondo.

A noi il compito di rafforzarla compiutamente perché divenga il più potente stimolo per il nostro Paese e il suo enorme bisogno di riacquistare fiducia nelle sue straordinarie capacità e nel suo valore. E perché sia una delle più convincenti risposte al bisogno di lavoro che non dimentichiamolo mai anche in agricoltura deve essere equo, dignitoso, gratificante e qualificato per le nuove generazioni.   

Non dobbiamo nascondercelo: il lavoro da fare è tanto. Ma sono convinta che, se lo facciamo insieme attraverso il confronto sempre franco e costruttivo, darà - forti anche di storie importanti come la vostra - i risultati che ci proponiamo.   

Grazie a tutte e tutti voi per quello che fate, e un caloroso abbraccio a Confagricoltura, con l'augurio di traguardare i prossimi cento anni con risultanti sempre importanti e durevoli.      



Ufficio Stampa 

 
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