Comunicati stampa

Question Time 26 Settembre 2018 - La risposta del Ministro Centinaio sul tema Peste Suina Africana
(26.09.2018)
Signor Presidente, Onorevoli colleghi,
è noto come la Peste Suina Africana (PSA) rappresenti uno dei maggiori rischi sanitari che minacciano il comparto suinicolo con conseguenze devastanti quanto amortalità e morbilità.
In ragione della rilevanza del comparto produttivo interessato e delle disgraziate incidenze che una malaugurata evoluzione di una siffatta patologia potrebbe comportare a danno della Nazione e dei produttori, ho innalzato con il mio Ministero il livello di attenzione su questa emergenza.
Il virus responsabile della malattia nelle popolazioni selvatiche si sposta a macchiad'olio, colpendo progressivamente le popolazioni adiacenti. La diffusione della malattia è favorita dal contatto tra popolazioni domestiche e selvatiche o da trasmissioni indirette, dovute al cosiddetto "fattore umano", che si realizzano mediante spostamenti di materiale infetto attraverso mezzi di trasporto, animali, merci contaminate e persone provenienti dalle zone interessate verso le zone indenni; questo è quanto accaduto con i recenti focolai riscontrati in Repubblica Ceca e Belgio e che hanno determinato la diffusione della peste suina africana dai Paesi dell'Est Europa alle regioni occidentali.
In questi casi, le movimentazioni di suini allevati, di mezzi di trasporto di animali o di prodotti di origine animale (insaccati) al seguito di viaggiatori provenienti dai Paesi infetti, rappresentano il fattore di rischio più rilevante e probabile per l'introduzione del virus in Paesi indenni.
A fronte di tale situazione - per altro in costante evoluzione - il Ministero della salute ha immediatamente allertato le autorità sanitarie territoriali e ha disposto il rafforzamento della sorveglianza passiva, raccomandando disottoporre a controllo per Peste suina africana ogni carcassa di cinghiale rinvenuta in natura e di aumentare le misure di biosicurezza negli allevamenti. Inoltre, sono stati disposti controlli non discriminatori sulle partite di animali e carni suine provenienti dai Paesi comunitari interessati dalla malattia.
Tutto ciò premesso, parallelamente all'avvio di azioni concrete volte al contenimento della popolazione di cinghiali, allo stato attuale risulta quindi prioritario attuare adeguate ed efficaci campagne informative, volte a sensibilizzare tutti gli operatori e i cittadini sulla pericolosità di alcuni comportamenti che possono facilitare l'introduzione e la diffusione della PSA, oltre all'applicazione delle misure di biosicurezza negli allevamenti suini domesticie al rafforzamento delle attività di sorveglianza.
Ritengo che particolare importanza e attenzione debba essere profusa nei controlli transfrontalieri di eventuali carni e prodotti a base di carne di suino e cinghiale non autorizzate (cioè fuori dai circuiti della filiera) e, per quanto possibile, al monitoraggio circa lo spostamento di gruppi di animali selvatici attraverso le frontiere nazionali.
Per quanto concerne l'opportunità di ricorrere al contenimento delle specie selvatiche cui fa riferimento l'On.le Interrogante, nel condividere la misura, si fa presente che la gestione della fauna selvatica deve essere comunque condotta attraverso Piani di ampio respiro, da realizzare di concerto con i diversi livelli istituzionali e con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.
Nondimeno, eventuali "abbattimenti programmati" potrebbero rappresentare, in effetti, un contenimento più efficace del cinghiale e un'ulteriore prevenzione contro la peste suina africana, tenendo conto che i danni causati da cinghiali al settore agricolo rappresentano comunque un'emergenza da tempo e, sicuramente, da molto prima della scoperta di focolai di PSA in Belgio.
Per quanto sopra ho deciso di costituire un tavolo tecnico dedicato al problema per la gestione dell'emergenza, insieme con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero della Salute, nonché di valutare, eventualmente, in accordo con le Regioni ed il Ministro dell'ambiente, possibili proposte di modifica alla Legge 157/92.
Ufficio Stampa