Luppolo
1. Descrizione del settore
La denominazione
"luppolo" comprende i tre gruppi di prodotti seguenti:
- coni di luppolo, freschi o secchi,
- luppolo in polvere o in pellet,
- estratti di luppolo.
Nell'Unione europea le aziende
agricole che coltivano luppolo sono circa 2.600 per un totale di 26.500 ettari;
rappresentano il 60% della superficie totale destinata alla produzione di
luppolo a livello mondiale.
Il luppolo è coltivato in 14 paesi
dell'UE. In Germania sono dedicati alla coltivazione del luppolo circa 17.000
ettari, pari al 60% della superficie coltivata a luppolo dell'UE e a circa un
terzo della superficie coltivata a luppolo nel mondo. Gli altri principali
produttori dell'UE sono la Repubblica Ceca, la Polonia e la Slovenia.
In tutto il mondo, ma in particolare
in Europa, la superficie dedicata al luppolo sta diminuendo e una delle principali ragioni è la crescente resa in alfa acidi e il suo uso sempre più ridotto nella
birra. Gli alfa acidi sono il componente del luppolo che conferisce alla birra
il suo gusto di amaro e altri aromi.
2. Produzione
L'UE produce annualmente circa 50.000
tonnellate di luppolo. Le quantità di alfa acidi ricavate superano regolarmente
le 5.000 tonnellate.
La produzione annua Mondiale di
luppolo oscilla tra le 80.000 e le 100.000 tonnellate, corrispondenti a 8.000-10.000
tonnellate di alfa acidi. La domanda di alfa acidi stimata è di circa 8.000
tonnellate e si basa sul fatto che, in media, ne occorrono 4,1 grammi per ogni
ettolitro di birra. Il tenore di luppolo varia a seconda del tipo di birra, in
particolare del suo livello di amaro e della varietà di luppolo utilizzata.
Come risultato del progresso tecnologico e della crescente preferenza dei
consumatori per le birre meno amare, il tenore di luppolo è diminuito anno dopo
anno (nel 1995 si attestava ancora a 6,3 grammi di alfa acidi per ettolitro).
Sebbene la produzione mondiale di
birra sia in crescita, la domanda di alfa acidi non sta aumentando molto.
Poiché attualmente l'offerta supera la domanda, i prezzi medi del luppolo dal
2009 ad oggi sono relativamente bassi sia sul mercato contrattuale che sul
mercato libero.
3. Commercio estero
L'UE - e in particolare la Germania
- è una dei principali centri del mercato mondiale del luppolo. Per quanto
riguarda il commercio estero, l'UE è tradizionalmente stata un'esportatrice
netta. Negli ultimi anni l'eccedenza è stata pari a circa 20.000 tonnellate di
equivalenti di coni. L'acquirente principale è la Russia, seguita dagli Stati
Uniti e dal Giappone.
4. Basi giuridiche
Il Regolamento UE 1308/2013 sull'organizzazione
comune dei mercati stabilisce le principali disposizioni giuridiche che si
applicano al settore del luppolo: certificazione, gruppi di produttori e
importazioni. L'attività per la certificazione del luppolo è disciplinata dal Regolamento (CE) N. 1850/2006.
5. Il Luppolo in Italia
Produzione
L'Italia non è un Paese produttore di luppolo e l'industria birraia importa quasi completamente il proprio fabbisogno di luppolo e prodotti derivati. Alcuni imprenditori agricoli stanno iniziando ad informarsi sulla coltivazione di luppolo per la ricerca di nuove opportunità e di differenziazione della produzione
agricola. Il produttore di luppolo cerca di mettere a disposizione
dei "birrifici artigianali" e dei "birrifici agricoli" il prodotto nell'ottica di una filiera controllata e
tracciabile interamente italiana. Produrre luppolo non è facile, occorre
formazione ed informazione, cercare di ottenere una buona produzione (per quantità e
qualità) già dal secondo anno dopo il trapianto. Ufficialmente i dati ISTAT, anno 2022, riportano una superficie coltivata a luppolo in Italia di 53 ettari per una produzione raccolta di 166 tonnellate.
Origine del luppolo
Il luppolo vegeta allo stato selvatico in tutte le zone a clima temperato e si ritiene sia originario delle Isole Britanniche. L'utilizzo delle infiorescenze per aromatizzare e rendere meglio conservabile le bevande ottenute dalla fermentazione di cereali (birra) viene fatto risalire ai Benedettini del monastero di San Gallo (Svizzera). A partire dall'ottavo secolo, l'uso si diffuse dapprima in Baviera e in Boemia, poi nel resto dell'Europa centrale. La coltivazione del luppolo attualmente è praticata in quasi tutti i Paesi produttori di birra ed è possibile nelle aree comprese tra il trentesimo e il cinquantesimo parallelo.
La
certificazione
Il regolamento (UE) 1308/2013 prevede, all'art. 77, che il luppolo raccolto ed i suoi prodotti ottenuti
nell'Unione europea, siano certificati per garantirne le caratteristiche
qualitative e commerciali. Solo la certificazione permette la
commercializzazione o l'esportazione di questi prodotti. La certificazione non
è richiesta nel caso in cui il "birrificio" acquista la produzione di luppolo direttamente dal produttore agricolo o si autoproduce il luppolo (birrifici agricoli).
In base al regolamento (CE) 1850/2006, ogni Stato membro riconosce una Autorità di certificazione,
incaricata di effettuare la certificazione del luppolo, anche mediante Centri
di certificazione riconosciuti e periodicamente verificati.
L'Autorità di certificazione italiana, ai sensi del decreto ministeriale 4281 del 20/07/2015, è la Direzione Generale
delle Politiche Internazionali e dell'Unione Europea del Ministero.
Alla data del 01/01/2023 sono cinque i Centri di certificazione riconosciuti e
sono dislocati in Parma (codice UE 01 IT), Perugia (codice UE 02 IT), Pomezia (RM) (codice UE 03 IT), Castelnuovo Vomano (TE) (codice UE 04 IT) e Brusca (CN) (codice UE 05 IT). Quest'ultimo centro è stato revocato su richiesta del responsabile di laboratorio in data 08/09/2023. Pertanto i centri di certificazione attivi dal 09/09/2023 sono quattro.
La certificazione del luppolo italiano nel 2021 ammontava a circa 25 tonnellate, nel 2022 ne sono stati certificati circa 22 tonnellate.
Il centro di certificazione italiano più importante è quello di Parma (Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco dell'Università di Parma) "Hop certification centre 01 IT" che opera dal 2016; nel 2021 ha certificato circa 17,7 t. di luppolo, circa 14,8 t. nel 2022.