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Certificazione vite

 
  1. Quadro normativo di riferimento
  2. Il Registro Nazionale delle Varietà e dei cloni di Vite
  3. La certificazione della vite
  4. I Nuclei di Premoltiplicazione Viticola (NPV)

Materiali di moltiplicazione vite

Quadro normativo di riferimento

Il regime di certificazione comunitario della vite si è evoluto nel tempo, per adeguarlo sia ai progressi tecnico scientifici, sia alle esigenze del mercato unico, a partire dalla direttiva 68/193/CEE del Consiglio, recepita con il D.P.R. 24.12.1968 n.1164, e attraverso varie modifiche ed aggiornamenti si è arrivati alle ultime due direttive adottate, che ne disegnano l'assetto attuale: la direttiva 2002/11/CE del Consiglio, relativa alla modifica degli articoli e la direttiva 2005/43/CE della Commissione, che ha sostituito ed aggiornato gli allegati tecnici. Tali norme sono specifiche per il genere Vitis e correntemente definite "certificazione", sono finalizzate ad assicurare il livello minimo di qualità dei materiali di moltiplicazione della vite e la loro libera circolazione all'interno dell'Unione europea.
A livello nazionale il quadro normativo è altrettanto complesso, comprendendo numerosi provvedimenti normativi, sia legislativi, sia amministrativi, che hanno recepito nell'ordinamento nazionale le norme comunitarie ed hanno progressivamente modificato la direttiva di origine; a questi si aggiungono ulteriori decreti nazionali, ad integrazione della normativa comunitaria, per quanto concerne la selezione clonale e le tariffe di certificazione dei materiali di moltiplicazione.

Di seguito un quadro sintetico delle norme nazionali in vigore:

Norme nazionali di derivazione UE
Argomento
DPR 1164/69
 
DPR 543/74
 
DPR 518/82
 
Legge 865/84
 
DM 8 febbraio 2005 e DM 7 luglio 2006
Commercializzazione dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite ed istituzione del Registro nazionale delle varietà di vite
DPR 432/97
 
DM 24 giugno 1999
Aggiornamento tariffe di certificazione
DM 6 ottobre 2004
Requisiti da accertare in sede di prove ufficiali per l'iscrizione di varietà di vite
Norme nazionali
Argomento
DM 22 dicembre 1997
Procedure per l'ottenimento e l'iscrizione di selezioni clonali al Catalogo nazionale
DM 22 dicembre 1997
Protocollo tecnico per la micropropagazione di materiali di portinnesti
DM 24 giugno 2008
Protocollo di selezione clonale della vite
DM 13 dicembre 2011
Linee guida per l'esecuzione di analisi fitosanitarie ai sensi del DM 7 luglio 2006, allegato I

Le disposizioni sulla "certificazione" della vite vedono la luce quasi contemporaneamente a quelle delle sementi agricole. Lo schema della norma è praticamente lo stesso: i materiali di  moltiplicazione della vite possono essere commercializzati solamente dopo essere state sottoposti ad una ispezione ufficiale che abbia accertato la rispondenza di detti materiali ai requisiti stabiliti dalla direttiva. Sostanzialmente tali requisiti si concretizzano nell'accertamento dell'identità varietale e clonale e nell'assenza o minima presenza di organismi nocivi che compromettono l'utilizzo ottimale dei materiali di moltiplicazione.
Al fine di assicurare l'identità varietale e clonale la normativa ha stabilito l'istituzione, in ogni Paese membro, di un Registro Nazionale delle Varietà di Viti (RNVV) nel quale vengono iscritte le varietà che, in base a prove ufficialmente riconosciute, risultino distinte, stabili ed omogenee, nonché i cloni di dette varietà selezionati secondo il protocollo previsto. Le informazioni contenute nel RNVV vengono utilizzate anche per la "classificazione" di idoneità alla coltivazione delle varietà prevista dai Regolamenti comunitari dell'OCM vino.
Gli effetti dell'applicazione della direttiva sono stati senz'altro positivi sulla qualità dei materiali di moltiplicazione della vite sia per quanto riguarda l'identità varietale che per le caratteristiche fitosanitarie, in modo particolare in relazione ai virus nocivi.

Il Registro Nazionale delle Varietà e dei cloni di Vite

La Direttiva 2004/29/CE, recepita con il DM 6 ottobre 2004, detta le norme per quanto riguarda l'iscrizione delle varietà di vite al Registro nazionale, non contemplando l'iscrizione dei cloni al RNVV che viene invece regolata da norme nazionali (D.M. 22.12. 1997 e D.M. 24 giugno 2008).
Peraltro, le norme per la selezione clonale, finalizzata all'iscrizione dei cloni, sono complete (caratteristiche fitosanitarie, agronomiche e di utilizzo) solo per le varietà da vino, mentre per le varietà da tavola e per i portainnesto, al momento, vi sono solo norme sulle caratteristiche fitosanitarie.
La procedura di iscrizione delle varietà, non contempla specificamente la realizzazione di prove ad hoc, ma prevede che il Comitato Nazionale per la classificazione delle varietà di viti valuti la documentazione tecnica presentata con la richiesta di iscrizione della varietà, per accertare se corrisponde a quanto stabilito dal citato DM 6 ottobre 2004.
Tale prassi si è determinata per ragioni di carattere storico, in quanto chi chiedeva di iscrivere una varietà era solitamente un Ente Pubblico ed il numero di nuove varietà iscritte annualmente al RNVV era, fino a pochi anni fa, molto limitato. Attualmente, invece, le richieste di iscrizione di varietà, sono aumentate considerevolmente, perché è aumentato l'interesse per le varietà minori o locali e inoltre vi sono sempre più organismi privati a chiedere l'iscrizione di nuove varietà di vite.
In tale situazione, per il verificarsi di omonimie e/o sinonimie sospette o addirittura accertate in varietà appena iscritte al RNVV, da più parti è stata evidenziata l'opportunità di individuare un'Istituzione di riferimento che dia sicurezza, a livello nazionale e comunitario, circa l'identità varietale delle nuove varietà iscritte.
Attualmente i numeri del RNVV sono:

Il Registro Nazionale
Varietà iscritte
Cloni iscritti
Varietà ad uva da vino
461*
1.097
Varietà ad uva da tavola
111
43
Portinnesti
39
157
Varietà destinate alla sola moltiplicazione
7
10
* Di cui 420 già classificate idonee alla coltivazione
 
 

Il RNVV è attualmente gestito congiuntamente tra il CRA-VIT di Conegliano, ove si mantiene la collezione del materiale vegetale (Campo catalogo) e l'Ufficio DISR V, che provvede alle procedure relative all'iscrizione delle varietà e dei cloni e cura la conservazione della documentazione pertinente.
Per la complessità del panorama varietale viticolo nazionale, ricco di varietà originatesi nel tempo per fecondazione incrociata, presenti a volte in areali molto limitati e conosciute talora con sinonimi od omonimi, è necessario il supporto di esperti ampelografi che possano fornire i necessari elementi alla corretta ed univoca individuazione delle varietà.
A seguito della soppressione del Comitato nazionale per la classificazione delle varietà di vite, come già evidenziato, appare quindi necessario la predisposizione di uno specifico sottogruppo, nell'ambito del gruppo di lavoro permanente di cui al capitolo 1, che permetta il confronto tra le varie conoscenze e professionalità fornito dai ricercatori del CRA, dalle Università, dai rappresentanti delle Regioni, delle associazioni di settore e delle organizzazioni agricole.
Inoltre, tenendo presente che il RNVV è funzionale alla "certificazione" dei materiali di moltiplicazione della vite, si ritiene opportuno che per l'iscrizione di varietà e cloni al RNVV l'Ufficio DISR V possa avvalersi del CRA-VIT anche per la valutazione delle richieste di iscrizione al Registro.
Il CRA-VIT, che tra l'altro ha per legge, dal 1969, il compito della conservazione e dell'aggiornamento del RNVV, detiene la relativa raccolta dei profili del DNA e potrebbe quindi costituire, analogamente a quanto avviene per altre specie e in altri Paesi della U.E., il Centro per l'effettuazione delle prove ai fini della valutazione delle varietà per la successiva iscrizione al RNVV, realizzando in proprio le prove di valutazione oppure riconoscendo i risultati ottenuti dai richiedenti l'iscrizione di una varietà.
Inoltre, con i dati del RNVV viene aggiornato il catalogo on-line sul sito del Ministero che contiene le schede ampelografiche delle varietà (descrizione), le fotografie e l'indicazione delle DOP e IGT nei cui disciplinari è prevista la varietà.
Appare quindi opportuno implementare il software per l'intero procedimento di registrazione delle varietà e dei cloni, utilizzando il protocollo informatico del Mipaaf e i data-base già sviluppati per il RNVV in linea con quanto previsto dal Codice dell'amministrazione digitale, partendo dalla richiesta di iscrizione on-line sino alla predisposizione dei provvedimenti.

La certificazione della vite

Come accennato, i materiali di moltiplicazione della vite possono essere commercializzati solamente dopo essere state sottoposti ad una ispezione ufficiale che abbia accertato l'identità varietale e clonale, nonché l'assenza o la minima presenza di organismi nocivi che compromettono l'utilizzo ottimale dei materiali di moltiplicazione.
Attualmente i numeri della certificazione sono:

L'ATTIVITA' VIVAISTICA E LA CERTIFICAZIONE
 
Piante Madri
Superficie
Varietà portinnesto
Ha 1.950 circa
Varietà per marze
Ha 2.250 circa (50% di categoria certificato)
Barbatelle
Numero
Barbatelle franche
circa 10 milioni (categoria certificato)
Barbatelle innestate
circa 80-110 milioni/anno (70% certificato - 30% standard)
Esportazioni
circa 30 milioni/anno (U.E. e Paesi terzi)
Siti di produzione
Numero
Nuclei di Premoltiplicazione Viticola
8 (Pubblici regionali)
Vivai
Circa 500

Negli ultimi due decenni il settore del vivaismo viticolo ha subito delle profonde trasformazioni che si possono così riassumere:
*    drastica riduzione della produzione di barbatelle franche compensata da un parallelo incremento delle barbatelle innestate;
*    notevole incremento nella produzione di materiale di moltiplicazione di origine clonale a scapito di quello non clonale (categoria "standard");
*    riduzione costante nel numero di aziende vivaistiche ed aumento dimensionale e produttivo di quelle operanti;
*    crescente flusso di esportazione di materiali di moltiplicazione sia verso la U.E. sia verso Paesi Terzi;
*    concentrazione dell'attività vivaistica nell'Italia Nord Orientale, dove viene prodotta la maggior parte di barbatelle innestate. Nelle altre aree a tradizione vivaistico viticola come Piemonte, Toscana, Marche, Puglia e Sicilia, la produzione di materiale di moltiplicazione e le superfici investite a vivaio e a campi di piante madri si sono ridotte anche se mantengono una certa rilevanza.
L'evoluzione tecnologica (adozione di paraffine, pacciamatura e irrigazione a manichetta sotto telo, macchine sgemmatrici dei portainnesti, nuove tecniche e prodotti per la fase di forzatura, ecc.) hanno accelerato tali dinamiche già in atto.
Schematicamente il processo di "certificazione" ha degli elementi sia della certificazione di processo, sia della certificazione di prodotto e si può riassumere nello schema seguente:

L'ultimo aggiornamento delle norme comunitarie in materia di commercializzazione dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite, apportato dalla Direttiva 2002/11/CE, è stato recepito con il decreto ministeriale 8 febbraio 2005, che di fatto ha sostituito il DPR 1164/69.
L'utilizzo di tale strumento amministrativo non ha consentito né di abrogare il citato D.P.R. né di definire un o strumento deterrente importante quali sono le norme sanzionatorie, né tanto meno di variare gli importi delle tariffe vivaistiche a loro volta definiti dal D.P.R. 432/97.
La certificazione della vite, che fino al 2005 era assegnata all'ex Istituto Sperimentale per la Viticoltura (ora CRA-VIT) per la gestione nazionale dell'attività, a seguito del riordino della materia che ha portato alla costituzione del nuovo Servizio Nazionale di Certificazione Vite (SNCV), vede il coinvolgimento anche delle Amministrazioni Regionali.
Allo stato attuale le Regioni hanno la competenza della "certificazione" dei materiali di moltiplicazione delle categorie "certificato" e "standard", che costituiscono la quasi totalità della produzione e sono le categorie commercializzate al pubblico; mentre al CRA-VIT compete la certificazione dei materiali di moltiplicazione delle categorie "iniziale" e "base" che costituiscono l'inizio della filiera vivaistica.
Nelle Regioni l'attività di "certificazione" è svolta dai Servizi Fitosanitari Regionali, che abbinano questa attività con quella di controllo delle malattie di quarantena (soprattutto Flavescenza dorata), aggravando la situazione dei SFR che, come abbiamo visto, svolgono le varie attività con risorse umane e finanziarie costantemente decrescenti e con un mancato turnover dei funzionari esperti collocati in quiescenza.
La suddivisione delle competenze sui controlli tra CRA-VIT e Regioni, attuata con il citato DM 8 febbraio 2005, ha determinato anche la conseguente ripartizione delle tariffe pagate dai vivaisti per l'attività di controllo. Tale ripartizione ha portato a difficoltà operative particolarmente sentite sia a livello centrale (CRA-VIT) sia in quelle Regioni con vivaismo viticolo poco diffuso in cui i costi di controllo, peraltro obbligatori, superano gli introiti. A ciò si aggiunge che alcune Regioni non provvedono a riassegnare le tariffe riscosse agli Uffici responsabili per la "certificazione", creando spesso difficoltà operative.
Da quanto brevemente descritto appare la necessità di riordinare la normativa, attualmente dispersa su più atti, adeguandola al mutato contesto produttivo e alla nuova organizzazione della certificazione. In particolare, si avverte l'esigenza di ravvicinare, più di quanto già fatto, la normativa della certificazione a quella fitosanitaria per evitare sovrapposizioni o disposizioni contrastanti, specie in merito ai passaporti delle piante e alle etichette, nonché alle relative registrazioni.
Anche per la certificazione, a seguito della soppressione dell'Unità nazionale di Coordinamento, appare quindi necessario la predisposizione di uno specifico sottogruppo, nell'ambito del gruppo di lavoro permanente di cui al capitolo 1, che permetta il confronto tra le varie conoscenze e professionalità fornito dai ricercatori del CRA, dalle Università, dai rappresentanti delle Regioni, delle associazioni di settore e delle organizzazioni agricole, in merito al coordinamento dell'attività ispettiva nazionale per il settore vivaistico viticolo
Inoltre, anche al fine di assicurare la continuità del servizio e delle funzioni affidate al CRA-VIT, si rileva l'utilità di ampliare l'attuale convenzione tra il Ministero ed il CRA, per adeguare le attività necessarie e le risorse dedicate.

I Nuclei di Premoltiplicazione Viticola (NPV)

Una particolare problematica è rappresentata dalla produzione di materiali di moltiplicazione della vite attuata dai cosiddetti Nuclei di Premoltiplicazione Viticola (NPV), che sono associazioni tra costitutori pubblici (in prevalenza) e privati, con lo scopo di diffondere le barbatelle di categoria "base" dei cloni da loro costituiti.
Pur essendo preponderante il numero di cloni pubblici iscritti al RNVV, la quota di barbatelle di categoria "Base" prodotta a partire da questi è solo il 20-30% del totale. Il rimanente è materiale di "Base" di cloni selezionati da ditte vivaistiche private, molto più efficienti delle strutture pubbliche nella produzione delle barbatelle. Detto materiale non è reso disponibile agli altri vivaisti in quanto concorrenti, e da questo deriva la funzione "sociale" dei Nuclei che rendono disponibile ai piccoli e medi vivaisti, non costitutori di cloni, materiale di "Base" di cloni prodotti dai centri pubblici.
Il mercato vivaistico viticolo, quindi, ha invece necessità che questa produzione venga salvaguardata, perché una quantità consistente di vivaisti può contare solo sulle selezioni clonali liberamente disponibili: quelle da ricerca pubblica. I Nuclei di Premoltiplicazione Viticola svolgono questa fondamentale funzione, ma in questo momento hanno problemi di sostentamento poiché Regioni ed Enti di Sviluppo sono a corto di fondi.
I Nuclei operativi di premoltiplicazione, costituitisi negli anni '70-80 e indicati nella tabella che segue, in genere nella loro operatività sono piuttosto scollegati e trovano un momento di contatto solamente una volta all'anno quando vengono riuniti dal Ministero per l'esame della produzione stagionale di barbatelle di base e per la definizione del prezzo di riferimento di dette barbatelle e degli altri materiali di moltiplicazione della vite, in vista della loro cessione al sistema vivaistico.
La produzione stimata in barbatelle di categoria "Base" (vedi tabella seguente), dichiarata nell'ultima riunione internuclei del dicembre 2012, evidenzia una grande disparità di produzione tra i diversi Nuclei che sono diversi anche per le strategie adottate per ottenere tale produzione: alcuni si appoggiano a ditte vivaistiche private, altri invece vi provvedono con propria manodopera, altri curano la coltivazione delle piante madri e si avvalgono di ditte vivaistiche private per il vivaio.
In generale, in quantonati e gestiti in tutto o in parte da Enti od Organismi pubblici, tutti inuclei fanno fatica a sviluppare un'attività vivaistica e commerciale qual èquella della produzione di materiale di "Base".
I motivi sono molteplici:il limitato finanziamento pubblico che li tiene in vita, la scarsa capacità a collaborare e organizzare assieme la produzione per ridurre i costi e i tempidi risposta, i vincoli con le Amministrazioni regionali o con le Università,infine, l'esigua produzione distribuita in tutto il territorio nazionale.
In questo quadro, laproduzione di materiale vivaistico di categoria "base", appartenente alleselezioni clonali effettuate da istituti di ricerca pubblici, rischia di essereabbandonata o fortemente ridotta, privilegiando solo varietà e cloni di granderichiesta, con conseguente riduzione della variabilità ampelografica.
Appare quindi,necessario un miglior coordinamento, finalizzato ad una più attentaprogrammazione delle attività (riduzione degli impianti di piante madri evivai, realizzazione di campi di piante madri e vivai comuni a più Nuclei,miglior utilizzo delle serre, ecc.) e ad un maggior scambio d'informazioni suiprogrammi produttivi sia con gli altri Nuclei sia con le Associazioni vivaistiche.
Importante sarebbe anche verificare l'idoneità delle strutture e apparecchiature disponibilipresso i Nuclei e la preparazione degli operatori che gestiscono il materialedi base, spesso costituiti da personale precario o non esperto che non ha sufficienti conoscenze in merito alle varietà, alla normativa sulla"certificazione e in materia fitosanitaria.
Un altro strumento dimiglioramento riguarda l'indicazione del costitutore responsabile della pre-moltiplicazionedel clone, nel caso fosse costituito da più soggetti, che senza ledere la paternità del clone, permetta di indicare la persona responsabile dei processi decisionali relativi, ad esempio, alla costituzione o all'estirpo di impianti di piante madri, nonché alla assegnazione delle operazioni di pre-moltiplicazionedel clone.

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